Un ponte tra passato e futuro
Bastano queste poche parole a riassumere la filosofia dei Mattioda, quattro gloriose generazioni d’impresari edili piemontesi.
Già alla fine dell’Ottocento questo cognome era assai noto nell’ambiente.
Così si chiamavano, infatti, gli scalpellini e i muratori che provenivano dai dintorni di Castellamonte, sulle rigogliose colline del Canavese, a nord di Torino.
Su quelle stesse colline c’è ancora oggi un gruppo di case dal nome significativo: “Canton Mattioda”.
Giuseppe: il pioniere, l'imprenditore. L'uomo
La storia dell’impresa, di fatto, comincia nel 1892, anno che vede il fondatore Giuseppe Mattioda impegnato nella costruzione di strade di collegamento nelle sue valli.
Ma il “gran vecchio” il suo primo lunghissimo ponte lo getta tra il Canavese e l’Africa.
Parte nel 1898 da solo, come usavano fare gli uomini d’allora, animato dal suo coraggio e da un buon bagaglio d’esperienza.
Destinazione: Sud Africa
Aveva saputo che in quella terra lontana c’era bisogno d’imprenditori in grado di realizzare strade e ferrovie.
Ma la scoperta di ricchi giacimenti minerari nella regione del Transvaal riaccendeva, proprio in quegli anni, la guerra d’interessi fra i coloni boeri e quelli inglesi.
Il buon Mattioda si trova coinvolto nel conflitto e, suo malgrado, costretto ad innalzare fortificazioni e scavare ripari.
Alla fine delle ostilità, salvo per miracolo, decide di restare in Africa e di fondare un’impresa in proprio.
E’ il 1902 e può finalmente realizzare il suo sogno: costruire strade e ferrovie.
Pierino: cuore e tradizione
Due anni prima della partenza per l’Africa a Giuseppe Mattioda nasce il figlio Pierino che, nella miglior tradizione della famiglia, seguirà la
strada del padre.
Infatti appena possibile lo raggiunge insieme al cugino Giovanni, già emigrante in America.
E’ il 1914, Giuseppe e Pierino ampliano l’impresa della Colonia del Capo e appaltano opere grandiose in un Paese dove tutto è da
costruire: dai ponti alle strade alle gallerie.
Nel 1921 Giuseppe si ritira e torna alla sua amata terra. Morirà in Canavese nel 1924, lasciando un ottimo ricordo e laggiù, in Africa, una grande impresa guidata dal figlio.
Nel frattempo Pierino è entrato in società con Piero Gallo: tra i due canavesani ha inizio un sodalizio esemplare, fondato sulla stima reciproca, cementato dall’amicizia fraterna e corroborato dall’ottimo rapporto con i lavoratori indigeni.
Nel 1924, dopo aver concluso i lavori per la costruzione della ferrovia a Matatiele, Pierino si concede una vacanza in Italia.
Per ragioni sentimentali la vacanza si trasforma ben presto in permanenza.
Infatti, si sposa e per amore decide di restare in Canavese dove nasce, nel 1927, il piccolo Enzo. Il suo cuore tuttavia è diviso tra la famiglia e gli spazi
sconfinati del Sud Africa, tra la sua nuova vita e la sua impresa laggiù.
Insieme a Benigno: la stagione delle grandi opere in Italia
Stabilitosi in Italia, Pierino fonda una nuova società con il fratello Benigno.
Purtroppo, la crisi del 1929 è in agguato e come tutti gli imprenditori, anche Mattioda ne risente il contraccolpo. Tuttavia la ripresa non tarda a venire e, in società con l’ing. Alberto Giachetti, costruiscono la funivia Savona-San Giuseppe. Un’opera alquanto impegnativa che sancisce l’affermazione dell’impresa alivello nazionale: tra il 1935 e il 1937 nei loro cantieri lavorano più di mille operai.
Ma ancora una volta alle luci si alternano le ombre, le ombre pesanti e minacciose del secondo conflitto mondiale che fermano l’impresa durante la realizzazione di opere importanti.
La ricostruzione post-bellica li vede impegnati in lavori di grande rilievo tecnico per conto dell’Azienda Elettrica Municipale di Torino e del Genio Militare. Si tratta del piano inclinato, della galleria in pressione e dell’impianto idroelettrico di Rosone nonchè della costruzione della strada tra Ceresole Reale (TO) e il colle del Nivolet (m. 2612 slm).
Enzo e Tommaso: strade che portano al futuro
Con il passare degli anni Pierino può contare sulla preziosa collaborazione del figlio Enzo, giovane e brillante ingegnere. Lavori di grande rilievo tecnico per conto dell’Azienda Elettrica Municipale, del Ministero dei Trasporti e della Provincia di Torino impegnano padre e figlio dalla costruzione dell’impianto idroelettrico di Ceresole Reale comprendente la condotta forzata in galleria e le opere di presa alla costruzione del ponte di Avigliana. Non meno rilevanti i nuovi impianti d’estrazione per la Società Nazionale a Cogne, prima opera in cemento armato precompresso realizzata nella provincia di Torino, la centrale idroelettrica e la condotta forzata di Valpelline per il Consorzio Elettrico del Buthier in Valle d’Aosta. La tradizione famigliare continua con l’ingresso in azienda di Tommaso, il secondogenito di Pierino nato nel 1942.
A partire dai primi Anni ’60 l’Impresa realizza con successo grandi opere per conto dell’Anas, delle Società Autostradali e delle Ferrovie dello Stato. Per effetto del boom economico e degli investimenti che ne conseguono, vengono aperti sempre nuovi cantieri per la realizzazione di opere di enorme portata. Come la costruzione di tratti autostradali sulla Torino-Aosta, Torino-Milano, Torino-Piacenza, Santhià-Ivrea, la Strada Statale 26 “della Valle d’Aosta”, il ponte di Rueglio in Valchiusella e quello sull’Orco tra Salassa ed Ivrea. In merito ai lavori ferroviari, basti citarne uno per tutti: l’eccezionale raddoppio della linea Genova-Ventimiglia. A tutto ciò si aggiungano le opere di edilizia civile: scuole, case popolari e ospedali. Nel 1977 scompare Tommaso e, appena tre anni dopo, lo segue Pierino. Enzo si trova quindi solo nella conduzione dell’impresa, ma continua con grande tenacia e professionalità. I risultati confermano il suo impegno: l’azienda si consolida e si specializza nella costruzione di gallerie, ponti e autostrade, ma la crisi del settore dei primi anni ’90 non risparmia l’Impresa.
Enzo, lungimirante come sempre, si orienta verso nuovi investimenti attraverso l’acquisto di partecipazioni azionarie nelle società concessionarie autostradali Ativa e Sitaf.
Tra tecnologia e tradizione: La “Grande famiglia”
All’inizio degli anni ’90 si sono affiancati al padre i tre figli Gianpiero, Patrizia e Manuela, che dopo la scomparsa di Enzo, il 27/10/2010, continuano la tradizione di famiglia, portando all’Impresa un prezioso contributo tecnologico e una ventata d’idee nuove, senza dimenticare le pregnanti parole del nonno, il Commendator Pierino Mattioda:
“Noi Mattioda siamo nati per costruire. Non potremmo fare altro che questo lavoro: quando riusciamo ad erigere ponti, abbattere il diaframma di una galleria, ad ultimare le nostre costruzioni, dimentichiamo ogni precedente difficoltà”.
E queste parole hanno guidato la nuova generazione in scelte piccole e grandi che con gli anni l’hanno resa una “grande famiglia” definita così da Gianpiero, il maggiore dei tre figli, improvvisamente scomparso l’estate del 2017, che citava:
“Grande” non solo per le dimensioni, ma anche per le coraggiose scelte fatte per mantenere la sua indipendenza e la sua importante posizione sul mercato anche a scapito di grossi sacrifici. “Grande” inoltre per la qualità dei rapporti umani che ha sempre intrattenuto sia all’interno che all’esterno dell’Impresa e che le hanno permesso di essere stimata e rispettata in tutti i luoghi e presso tutte le amministrazioni con cui ha operato!
Un ponte tra passato e futuro
Bastano queste poche parole a riassumere la filosofia dei Mattioda, quattro gloriose generazioni d’impresari edili piemontesi.
Già alla fine dell’Ottocento questo cognome era assai noto nell’ambiente.
Così si chiamavano, infatti, gli scalpellini e i muratori che provenivano dai dintorni di Castellamonte, sulle rigogliose colline del Canavese, a nord di Torino.
Su quelle stesse colline c’è ancora oggi un gruppo di case dal nome significativo: “Canton Mattioda”.
Giuseppe: il pioniere, l'imprenditore. L'uomo
La storia dell’impresa, di fatto, comincia nel 1892, anno che vede il fondatore Giuseppe Mattioda impegnato nella costruzione di strade di collegamento nelle sue valli.
Ma il “gran vecchio” il suo primo lunghissimo ponte lo getta tra il Canavese e l’Africa.
Parte nel 1898 da solo, come usavano fare gli uomini d’allora, animato dal suo coraggio e da un buon bagaglio d’esperienza.
Destinazione: Sud Africa
Aveva saputo che in quella terra lontana c’era bisogno d’imprenditori in grado di realizzare strade e ferrovie.
Ma la scoperta di ricchi giacimenti minerari nella regione del Transvaal riaccendeva, proprio in quegli anni, la guerra d’interessi fra i coloni boeri e quelli inglesi.
Il buon Mattioda si trova coinvolto nel conflitto e, suo malgrado, costretto ad innalzare fortificazioni e scavare ripari.
Alla fine delle ostilità, salvo per miracolo, decide di restare in Africa e di fondare un’impresa in proprio.
E’ il 1902 e può finalmente realizzare il suo sogno: costruire strade e ferrovie.
Pierino: cuore e tradizione
Due anni prima della partenza per l’Africa a Giuseppe Mattioda nasce il figlio Pierino che, nella miglior tradizione della famiglia, seguirà la
strada del padre.
Infatti appena possibile lo raggiunge insieme al cugino Giovanni, già emigrante in America.
E’ il 1914, Giuseppe e Pierino ampliano l’impresa della Colonia del Capo e appaltano opere grandiose in un Paese dove tutto è da
costruire: dai ponti alle strade alle gallerie.
Nel 1921 Giuseppe si ritira e torna alla sua amata terra. Morirà in Canavese nel 1924, lasciando un ottimo ricordo e laggiù, in Africa, una grande impresa guidata dal figlio.
Nel frattempo Pierino è entrato in società con Piero Gallo: tra i due canavesani ha inizio un sodalizio esemplare, fondato sulla stima reciproca, cementato dall’amicizia fraterna e corroborato dall’ottimo rapporto con i lavoratori indigeni.
Nel 1924, dopo aver concluso i lavori per la costruzione della ferrovia a Matatiele, Pierino si concede una vacanza in Italia.
Per ragioni sentimentali la vacanza si trasforma ben presto in permanenza.
Infatti, si sposa e per amore decide di restare in Canavese dove nasce, nel 1927, il piccolo Enzo. Il suo cuore tuttavia è diviso tra la famiglia e gli spazi
sconfinati del Sud Africa, tra la sua nuova vita e la sua impresa laggiù.
Insieme a Benigno: la stagione delle grandi opere in Italia
Stabilitosi in Italia, Pierino fonda una nuova società con il fratello Benigno.
Purtroppo, la crisi del 1929 è in agguato e come tutti gli imprenditori, anche Mattioda ne risente il contraccolpo. Tuttavia la ripresa non tarda a venire e, in società con l’ing. Alberto Giachetti, costruiscono la funivia Savona-San Giuseppe. Un’opera alquanto impegnativa che sancisce l’affermazione dell’impresa alivello nazionale: tra il 1935 e il 1937 nei loro cantieri lavorano più di mille operai.
Ma ancora una volta alle luci si alternano le ombre, le ombre pesanti e minacciose del secondo conflitto mondiale che fermano l’impresa durante la realizzazione di opere importanti.
La ricostruzione post-bellica li vede impegnati in lavori di grande rilievo tecnico per conto dell’Azienda Elettrica Municipale di Torino e del Genio Militare. Si tratta del piano inclinato, della galleria in pressione e dell’impianto idroelettrico di Rosone nonchè della costruzione della strada tra Ceresole Reale (TO) e il colle del Nivolet (m. 2612 slm).
Enzo e Tommaso: strade che portano al futuro
Con il passare degli anni Pierino può contare sulla preziosa collaborazione del figlio Enzo, giovane e brillante ingegnere. Lavori di grande rilievo tecnico per conto dell’Azienda Elettrica Municipale, del Ministero dei Trasporti e della Provincia di Torino impegnano padre e figlio dalla costruzione dell’impianto idroelettrico di Ceresole Reale comprendente la condotta forzata in galleria e le opere di presa alla costruzione del ponte di Avigliana. Non meno rilevanti i nuovi impianti d’estrazione per la Società Nazionale a Cogne, prima opera in cemento armato precompresso realizzata nella provincia di Torino, la centrale idroelettrica e la condotta forzata di Valpelline per il Consorzio Elettrico del Buthier in Valle d’Aosta. La tradizione famigliare continua con l’ingresso in azienda di Tommaso, il secondogenito di Pierino nato nel 1942.
A partire dai primi Anni ’60 l’Impresa realizza con successo grandi opere per conto dell’Anas, delle Società Autostradali e delle Ferrovie dello Stato. Per effetto del boom economico e degli investimenti che ne conseguono, vengono aperti sempre nuovi cantieri per la realizzazione di opere di enorme portata. Come la costruzione di tratti autostradali sulla Torino-Aosta, Torino-Milano, Torino-Piacenza, Santhià-Ivrea, la Strada Statale 26 “della Valle d’Aosta”, il ponte di Rueglio in Valchiusella e quello sull’Orco tra Salassa ed Ivrea. In merito ai lavori ferroviari, basti citarne uno per tutti: l’eccezionale raddoppio della linea Genova-Ventimiglia. A tutto ciò si aggiungano le opere di edilizia civile: scuole, case popolari e ospedali. Nel 1977 scompare Tommaso e, appena tre anni dopo, lo segue Pierino. Enzo si trova quindi solo nella conduzione dell’impresa, ma continua con grande tenacia e professionalità. I risultati confermano il suo impegno: l’azienda si consolida e si specializza nella costruzione di gallerie, ponti e autostrade, ma la crisi del settore dei primi anni ’90 non risparmia l’Impresa.
Enzo, lungimirante come sempre, si orienta verso nuovi investimenti attraverso l’acquisto di partecipazioni azionarie nelle società concessionarie autostradali Ativa e Sitaf.
Tra tecnologia e tradizione: La “Grande famiglia”
All’inizio degli anni ’90 si sono affiancati al padre i tre figli Gianpiero, Patrizia e Manuela, che dopo la scomparsa di Enzo, il 27/10/2010, continuano la tradizione di famiglia, portando all’Impresa un prezioso contributo tecnologico e una ventata d’idee nuove, senza dimenticare le pregnanti parole del nonno, il Commendator Pierino Mattioda:
“Noi Mattioda siamo nati per costruire. Non potremmo fare altro che questo lavoro: quando riusciamo ad erigere ponti, abbattere il diaframma di una galleria, ad ultimare le nostre costruzioni, dimentichiamo ogni precedente difficoltà”.
E queste parole hanno guidato la nuova generazione in scelte piccole e grandi che con gli anni l’hanno resa una “grande famiglia” definita così da Gianpiero, il maggiore dei tre figli, improvvisamente scomparso l’estate del 2017, che citava:
“Grande” non solo per le dimensioni, ma anche per le coraggiose scelte fatte per mantenere la sua indipendenza e la sua importante posizione sul mercato anche a scapito di grossi sacrifici. “Grande” inoltre per la qualità dei rapporti umani che ha sempre intrattenuto sia all’interno che all’esterno dell’Impresa e che le hanno permesso di essere stimata e rispettata in tutti i luoghi e presso tutte le amministrazioni con cui ha operato!